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Sergej Rachmaninoff, nato nei pressi di Novgorod nel 1873 e morto a Beverly Hills nel 1943, fu compositore, pianista e direttore d’orchestra russo naturalizzato statunitense. Studiò a San Pietroburgo e a Mosca con Taneev e Arenskij. Dal 1893 intraprese come pianista brillanti tournées in patria e all’estero; nel 1904-06 diresse il Bolscioi e nel 1911-13 la Filarmonica di Mosca.
Allo scoppio della rivoluzione si stabilì negli Stati Uniti, continuando la sua trionfale carriera concertistica. Come compositore si allineò sulle posizioni occidentaliste di Ciaikovskij e dell’ambiente musicale moscovita, rivelando già nei primi lavori la sua spiccata propensione per un eclettismo stilistico cosmopolitico.
Un linguaggio armonico personale e un’accesa densità espressiva di stampo postromantico, unita all’avvincente gesto melodico, costituiscono i pregi delle sue composizioni sinfoniche, corali e pianistiche. La sua produzione comprende 3 opere, 3 poemi sinfonici, 4 concerti per pianoforte e orchestra oltre ad una vasta produzione pianistica dominata dalla personale predilezione per i pezzi brevi come i Preludi, le Études-Tableaux e i Momenti Musicali.
Nel 1892 Rachmaninoff compone i Morceaux de Fantaisie op. 3, suo primo importante lavoro per pianoforte solo, frutto di un attento studio dell’armonia wagneriana e del canto verista. Ma è nel 1896, con i Six Moments Musicaux op. 16, che la sua personalità ha modo di esprimersi compiutamente per la prima volta. Vengono infatti in piena luce le caratteristiche più peculiari della sua scrittura, come la densità fonica e l’ispessimento armonico, la linea melodica condotta con estrema tensione e spesso non risolta, il vero e proprio turgore emotivo pienamente tardo-romantico e decadente.
Il titolo “Momento musicale” era stato usato da Schubert, settant’anni prima, per una raccolta di sei pezzi in forma di canzone tripartita. Il titolo e il numero dei pezzi non può essere, in Rachmaninoff, casuale, e il riferimento a Schubert sembra innegabile, anche se l’intimismo schubertiano e la limitata complessità tecnica destinata per lo più all’uso privato dei dilettanti, in Rachmaninoff vengono trasformati in rappresentazione teatrale dell’intimismo stesso; la costruzione dei pezzi di Rachmaninoff si complica al punto da diventare drammaticamente e teatralmente virtuosistica.
Così, nel primo Momento Musicale, il più lungo ed elaborato dei sei, il primo tema, un intenso e lirico tema russo, non viene mai esposto nella sua semplicità: una prima volta viene presentato su un ricco accompagnamento in note doppie (che ricorda lo Studio op. 25 n. 8 di Chopin), una seconda volta viene unito a una linea cromatica discendente che gli crea attorno una drammatica tensione, una terza volta viene sciolto in rapidissime, fruscianti figurazioni ornamentali, una quarta volta è accompagnato da larghi accordi arpeggiati a modo di corale. In mezzo, un secondo tema esposto una sola volta riesce a equilibrare, con l’instabilità ritmica e con una virtuosistica cadenza, il peso architettonico delle quattro esposizioni del primo tema.
Il punto culminante, la cadenza, la breve coda, tutto è pensato per presentare il materiale di partenza nella maniera più efficace: nel primo dei Momenti Musicali è già presente la particolare abilità del compositore russo nel valorizzare al massimo le potenzialità dinamiche e timbriche del pianoforte, sfruttate al massimo della loro espressività da Rachmaninoff, principe indiscusso della scena concertistica novecentesca.
Elena Zuccotto