L’Associazione Sulle Note, terminato l’ultimo spettacolo della Stagione 2015- 2016, ha concluso le sue attività.
Desideriamo ringraziare tutti gli Abbonati che hanno seguito con passione i nostri spettacoli, i tanti invitati che ci hanno tenuto compagnia e tutte le persone che hanno reso indimenticabili questi tre anni.
I nostri spettacoli continuano ad essere trasmessi su Classica HD ( SKY, Canale 138) e il nostro sito continuerà ad informarvi relativamente agli orari della messa in onda degli spettacoli nel capitolo: Sulle Note in TV.
Tra estro e passione: Brahms La prima delle Danze Ungheresi di Brahms ha tutti i caratteri che fanno amare al pubblico questa raccolta: il ritmo incalzante, il lirismo venato di malinconia, la fierezza zigana, l’andamento capricciosamente imprevedibile. Il virtuosismo violinistico di matrice zingaresca viene ricreato al pianoforte, chiamato ad esprimere una cangiante tavolozza che va dall’ombrosa introversione all’incontenibile frenesia della danza. Drammatica e brillante, luminosa e oscura, questa Danza Ungherese condensa in pochi minuti un intero universo musicale. Brahms, Danza Ungherese n. 1 in sol minore
L’infanzia perduta: Debussy “Alla mia cara piccola Chouchou, con le tenere scuse di suo padre per ciò che seguirà” è la toccante dedica scritta dall’autore. L’angolo dei bambini, contemplato da Debussy, è uno specchio dell’infanzia vista dagli adulti: lo sguardo del padre sul mondo della figlia è anche uno sguardo all’indietro e dentro di sé, e la magia e lo stupore del gioco hanno il sapore dolce e amaro di ciò che è perduto per sempre. La tenera leggerezza con cui il musicista affronta un tema così delicato, dà a questi brani un’aura di poesia che li avvicina al Piccolo Principe di Saint-Exupéry: un’altra fra le pochissime opere d’arte, scritte da un adulto per adulti, che catturano il mistero sfuggente e dolcissimo dell’infanzia. Debussy: da Children’s Corner Serenade for the doll; Golliwogg’s cake-walk
Lo splendore del pianoforte: Chopin La Barcarola è un grande affresco sonoro: la musica ha i colori accesi di un mondo giunto al massimo splendore e, proprio per questo, prossimo alla decadenza. Chopin rivela qui le sue doti di incantatore del pubblico, capace di comporre musica complessa ma straordinariamente seducente. Nella parte finale del pezzo la magnificenza armonica raggiunge il suo culmine, ma questa apoteosi ha in se stessa l’annuncio della propria fine: senso della morte e amore per la vita si fondono, in un pezzo che ha la ricchezza lussureggiante di un vero e proprio testamento spirituale. Chopin: Barcarola op. 60
La geometria dello spirito: Bach Le Invenzioni a due voci racchiudono, in forma condensata ed essenziale, tutti i tesori dell’arte barocca: la ricchezza di pensiero, il gusto dell’invenzione e la geometria delle forme sonore. E’ un universo armonioso, ben regolato e infinitamente sfaccettato che ricorda il migliore dei mondi possibili descritto dal filosofo Leibniz. Le Invenzioni sono prismi sonori che non stancano mai l’ascoltatore, rivelando ogni volta aspetti nuovi e inaspettati. Bach: Invenzioni a due voci
Il cerchio magico dell’emozione: Rachmaninoff Nel primo Momento Musicale di Rachmaninoff la capacità della musica di parlare al cuore è trasformata in una vera e propria liturgia delle emozioni, all’incrocio tra la sfera del sacro, del visionario e del primitivo. Questo pezzo misterioso e avvincente sembra quasi anticipare le intuizioni del filosofo Jean-Paul Sartre, che pochi anni dopo avrebbe descritto le emozioni come una sopravvivenza, nell’uomo moderno, di un modo di sentire il mondo ancora legato alla magia. Rachmaninoff: Momento Musicale Op. 16 n. 1 in Si bemolle minore
L’arte del sorriso: Satie Quando cominciò a lavorare come pianista nei cabaret Satie comunicò agli amici, con l’usuale ironia, di aver ottenuto un incarico “di grande bassezza”. Ciò non gli impedì, in qualche recesso del suo spirito, di amare quel mondo che dichiarò a più riprese di detestare. La canzone Je te veux è infatti una surreale dichiarazione d’amore. Anziché esercitare la sua vena paradossale e distaccata, qui Satie crea una canzone da varietà talmente bella da risultare irrealistica: nessuna “vera” canzone da cabaret è così intensa, nobile e perfetta. Ed è proprio l’impeccabile bellezza di questo pezzo a farci sentire, con una punta di malinconia, che nulla di simile può esistere in questo mondo. Satie: Je te veux. Valzer cantato per piano solo