LE RADICI POPOLARI: SCHUBERT E DEBUSSY
Tra nostalgia e desiderio: Schubert
Il pianoforte di Schubert è un universo in cui le emozioni hanno la semplicità delle cose vere e la complessità delle umane contraddizioni. Nel giro di poche pagine si alternano elegia e dramma, dolcezza del vivere e struggente anelito del desiderio. La musica sorprende l’ascoltatore con i toni di una confessione sommessa e la folgorante evidenza di un’improvvisa illuminazione.
Franz Schubert, Klavierstück D 946 n. 2 in mi bemolle maggiore.
Letture da poeti romantici tedeschi.
Tra folclore e astrazione: Debussy.
La serenata interrotta è uno dei preludi più interessanti e geniali di Debussy: la ricerca sperimentale sul linguaggio e le nuove forme musicali è condotta nel segno dell’umorismo e dell’ammiccamento all’ascoltatore, chiamato a diventare complice divertito e incredulo di un dramma musicale in miniatura. Un pezzo rigoroso come un testo scientifico e fantasioso come un quadro di Picasso.
Claude Debussy, dai Preludi, Vol. 1: La serenata interrotta.
Letture da Jankélevitch.
SOGNI E VISIONI: SCHUMANN E ROTA
Lo specchio delle delizie: Schumann
Alle prese con il pezzo brillante per pianoforte, il giovane Schumann crea un mondo sonoro cangiante come il velluto e sfavillante come un cristallo attraversato dalla luce. La tastiera è usata come uno specchio che manda riflessi seducenti e imprevedibili. Tra luci e cristalli, il Romanticismo è in agguato, e nel gioco elegante dei suoni si aprono a tratti squarci folgoranti, improvvise illuminazioni sulla vita delle emozioni, con il tono toccante e la bruciante confidenza con cui solo Schumann sa prendere alle spalle l’ascoltatore.
Robert Schumann, Variazioni Abegg op. 1.
Letture da Stendhal, Heuzinga, Ch. De Troyes, Calvino, Leopardi, Eichendorff
Tra poesia e circo: Rota
I Preludi per pianoforte di Nino Rota sono un sottile e affascinante esercizio di stile. Attraversati da una cantabilità tutta italiana, evocano atmosfere i cui modelli vanno da Chopin a Prokof’ev, passando per Liszt, Ravel, Rachmaninoff e altri ancora. Curiosamente, non sono però musica da film: l’intento dell’autore è chiaramente quello di scrivere musica “pura”, come suggerisce il titolo della raccolta, privo di riferimenti letterari o visivi. I Preludi sono raffinate miniature, i cui tratti appassionati o grotteschi, lirici o circensi vengono filtrati da una scrittura trasparente che privilegia l’eleganza sull’effetto grossolano.
Nino Rota: Preludi.
L’ARTE DEL CLIMAX: CHOPIN E RACHMANINOFF
La magia del notturno: Chopin
La notte è il momento privilegiato dell’ispirazione romantica, in cui musica e poesia si fondono nell’anelito all’infinito. Il notturno è dunque un genere caro al Romanticismo, ed è diffuso anche in pittura. Ma la musica di Chopin va ben oltre i dipinti del genere, per spalancare universi inaspettati. Compagni di strada dei Notturni di Chopin sono gli Inni alla notte del poeta Novalis in cui, proprio come per Chopin, la notte non è una parte del giorno astronomico, ma la dimensione misteriosa e affascinante delle cose.
Frédéric Chopin: Notturno op. 27 n. 2 in re bemolle maggiore.
Letture da Novalis, Hölderlin.
Il canto dell’anima: Rachmaninoff
Rachmaninoff sviluppa al più alto livello l’arte di far cantare il pianoforte: lo strumento diventa una cassa di risonanza dell’anima, capace di catturare, nell’effimero risuonare delle note, un frammento di eternità. Nello spazio di un breve preludio risuonano cori, arpe e frammenti di canto gregoriano: il pezzo acquista così il respiro sacrale di un rituale di ringraziamento e benedizione.
Sergei Rachmaninoff: Preludio Op. 23 n. 4 in re maggiore.
Letture da Gancikov, Puškin, Dostoevskij, Trakle.
L’INGEGNERIA ENERGETICA: BEETHOVEN E LISZT
Un mondo nuovo: Beethoven
“Fa spavento, Lei, quando è così allegro” dice Lotte a Werther in un romanzo di Goethe, e lo stesso si può pensare di Beethoven. Nell’età delle rivoluzioni, la sua musica scuote le certezze del Classicismo e getta un ponte verso orizzonti musicali sconosciuti. Tragedia e commedia, dramma e umorismo si alternano, si accavallano e si inseguono in uno spettacolo sorprendente che non dà tregua allo spettatore: è musica tanto plastica e ricca di dinamismo da sembrare una scultura sonora in movimento.
Ludwig van Beethoven: Sonata op. 10 n. 2 in fa maggiore.
Il sogno d’amore: Liszt
La parafrasi per pianoforte del celebre quartetto “Bella figlia dell’amore”, realizzata da Liszt, è ben più di una semplice trascrizione. La scena, reinventata e trasfigurata poeticamente, cambia completamente significato. L’ira di Rigoletto e la sofferenza di Gilda si attenuano e sfumano, risucchiate nel vortice del duetto fra il Duca di Mantova e Maddalena, protagonisti qui di un idillio meraviglioso. E’ una scena che ha i lineamenti e i contorni di una visione, e rende con il fascino dei suoni il sogno senza tempo dell’amore eterno.
Franz Liszt: Parafrasi sul “Rigoletto” di Giuseppe Verdi.
L’ARTE DELLA DANZA: STRAVINSKY E GERSHWIN
Humor e felicità: Stravinsky e Picasso visti da Milan Kundera
Lo sguardo acuto di M. Kundera nel libro I testamenti traditi paragona la musica di Stravinsky con i grandi capolavori della pittura contemporanea, accomunandoli nel segno di un’irresponsabile e geniale felicità. E’ la gioia del nostro corpo nei quadri di Matisse, l’euforia per l’esistenza degli altri in Picasso, la danza delle forme e dei colori in Kandinsky e Mirò e, in Klee, un’infantile tenerezza che non si vergogna di se stessa. Tra cubismo e folklore argentino, il Tango è un raffinato omaggio alle Avanguardie del Novecento.
Igor Stravinsky: Tango.
Lettura da Kundera. Testi di tango.
Tra classico e jazz: Gershwin
I preludi di Gershwin fondono il senso della forma della tradizione classica con la verve trascinante del jazz. Il pianoforte diviene il palcoscenico di uno straordinario spettacolo di varietà, in cui si avvicendano musical, blues e jazz delle origini con ritmo mozzafiato. Brillanti ma corposi, esteriori eppure meditati, i preludi coniugano la nobiltà di un’opera d’arte con l’impatto fisico della grande musica da ballo.
George Gershwin:Tre Preludi.
Emanuele Ferrari è ricercatore di musicologia e storia della musica presso la facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Milano-Bicocca, dove insegna Musica e didattica della musica. Si è brillantemente diplomato in pianoforte al Conservatorio di Verona sotto la guida di Renato Grossi e si è poi perfezionato con R. Zadra, S. Fiorentino, B. Canino, A. Lonquich, P.N. Masi e T. Poli, affiancando all’attività concertistica gli studi di composizione e la laurea in filosofia. Ha pubblicato le monografie La maschera e il labirinto. Saggio su “Papillons” op. 2 di Schumann (2002), Estetica del linguaggio musicale (2003), Ascoltare il silenzio. Viaggio nel silenzio in musica (2013) e numerosi saggi di musicologia, estetica e critica musicale in Italia e all’estero. Ha tenuto concerti, lezioni-concerto, master class, conferenze e relazioni a convegni e tavole rotonde per la Società del Quartetto e al Teatro Dal Verme di Milano (come solista e con l’orchestra dei Pomeriggi Musicali); per il festival “Le corde dell’anima” di Cremona, al Conservatorio di Verona, al Teatro Filarmonico di Rovereto, al Circolo dei lettori di Torino, per “Torino Spiritualità”, nei Conservatori di Como, Roma, Latina e Palermo, per l’Istituto Liszt di Bologna, per il Franklin College Switzerland e per molte altre associazioni in Italia, Germania, Francia, Spagna, Svizzera, Cipro, Brasile e Colombia. E’ stato ospite di Radio 24, Radio Classica, Radio Svizzera Italiana e ha collaborato con il canale satellitare Sky Classica. E’ membro promotore dell’Accademia del silenzio, nata nel 2011, ed è stato relatore e pianista nel progetto Agorà 2012 dell’editore Giuseppe Laterza. “Brillante pianista e musicologo” (L. di Fronzo); “Coinvolge e appassiona” (“La Repubblica”) “Acuto, perentorio… Musicista incantevole. Pensa alla grande e chiede di pensare con lui ” (L. Arruga).