Innanzitutto vi consigliamo di ascoltare questo brano nell’interpretazione del pianista Evgeni Koroliov, cliccando qui.
Johann Sebastian Bach, nato ad Eisenach in Germania nel 1685, era figlio di un violinista e ricevette la prima istruzione musicale dal padre. All’età di dieci anni, rimasto orfano di madre e padre, fu affidato alle cure del fratello maggiore, Johann Christoph, che gli insegnò a suonare il clavicembalo ma soprattutto l’organo. Intorno a questo strumento, prediletto da Bach, si era sviluppata in Germania un’importante scuola di compositori e costruttori. Nel 1700 entrò a far parte, come soprano, del coro di S. Michele a Lüneburg, rimanendo a servizio di quella chiesa anche dopo la muta della voce, avvenuta l’anno seguente. Nel 1703 ebbe un breve incarico a Weimar come violinista dell’orchestra ducale; pochi mesi dopo divenne organista di chiesa e collaudatore del nuovo organo della chiesa di S. Bonifacio ad Arnstadt. Qui Bach iniziò a scrivere le prime composizioni “libere” per organo, ossia non legate alle funzioni religiose, come preludi, fantasie e toccate. L’attività di organista proseguì poi nella vicina Mühlhausen, presso la chiesa di S. Biagio. Nel 1707 Bach sposò la cugina Maria Barbara dalla quale ebbe sette figli. Nel 1708 tornò a Weimar come organista di corte: qui nel 1714 il compositore fu promosso alla carica superiore di Konzertmeister, ossia direttore dei concerti di corte, con il compito di eseguire e dirigere ogni mese nuove composizioni sia sacre che profane. A Weimar Bach scrisse numerosi corali per organo e cantate.
Nel 1717 il principe Leopold invitò il compositore a Cöthen con il ruolo di maestro di cappella. La corte di Cöthen era di religione calvinista e dunque non richiedeva musica sacra al maestro di cappella, bensì musica strumentale destinata ad allietare la vita cortigiana. In questo contesto nacquero molte composizioni strumentali tra cui i famosi Concerti Brandeburghesi (1721), così chiamati perché dedicati al margravio del Brandeburgo. Nel 1721 Bach, rimasto vedovo, sposò in seconde nozze la cantante Anna Magdalena Wilcke dalla quale avrebbe avuto altri tredici figli. Due anni più tardi, nel 1723, lasciò la piccola cittadina di Cöthen per trasferirsi nella città di Lipsia, più grande e culturalmente più vivace, dove assunse la carica di Kantor nella chiesa di S. Tommaso. Compito del Kantor era di dirigere il coro della chiesa, di organizzare le esecuzioni musicali ma soprattutto di comporre musica per il servizio liturgico luterano. A questo periodo appartiene molta produzione sacra di Bach e, in modo particolare, la composizione di numerose Cantate sacre: ne scrisse, dal 1723 al 1729, una per ogni domenica e festività dell’anno. A Lipsia avvenne anche l’esecuzione della Johannes-Passion (Passione secondo Giovanni, 1724) e, nel 1729, fu eseguita per la prima volta la Matthäus-Passion (Passione secondo Matteo) per doppio coro, orchestra e due organi.
Fondamentale è la produzione di Bach per tastiera: i due libri del Clavicembalo ben temperato del ’22 e del ’44 costituiscono, assieme alle Suites Inglesi e Francesi e alle Invenzioni a 2 e 3 voci, una pietra miliare del repertorio tastieristico sia a livello didattico e strumentale sia a livello artistico e speculativo. All’ultima produzione bachiana appartengono alcuni capolavori quali le Variazioni Goldberg per clavicembalo (1742) e l’Arte della fuga (1749-50) in cui le tecniche della variazione e del contrappunto raggiunsero il massimo sviluppo. Negli ultimi anni la vista del compositore si indebolì progressivamente: quando morì, nel 1750, era quasi cieco.
Bach godette in vita di una grande fama come organista, tanto che i costruttori di organi ricorrevano spesso ai suoi consigli. Come autore, invece, fu assai meno conosciuto, anche perché gran parte della sua musica fu scritta per uso locale o personale. Nei primi anni dell’Ottocento, grazie al musicologo tedesco J. N. Forkel, autore della prima biografia di Bach, ebbe inizio la cosiddetta “rinascita bachiana”. I compositori romantici riscoprirono la musica di Bach e ne favorirono la diffusione. Nel 1829 il compositore e direttore d’orchestra F. Mendelssohn rimaneggiò e diresse la Passione secondo Matteo, a circa cento anni dalla prima esecuzione. Il rinnovato interesse romantico per Bach portò compositori come Schumann a costituire nel 1850 la Società bachiana (Bach Gesellschaft), la quale ebbe il compito non solo di favorire l’esecuzione delle sue musiche, ma anche di pubblicarne l’intera opera.
La Fantasia in do minore BWV 906 fu composta da Johann Sebastian Bach nel 1737-1738 a Lipsia. Originariamente fu concepita come fantasia e fuga, ma di quest’ultima, che rimase incompiuta, abbiamo solo le prime 47 battute. Doveva molto probabilmente essere una fuga di ampie proporzioni e la fantasia avrebbe quindi dovuto fungere da grandiosa introduzione. Nata nel ’500 come composizione strumentale di forma assai libera, la fantasia era in origine destinata a strumenti a tastiera o a pizzico. Nel ’500 il termine indicava un pezzo di carattere brillante, improvvisato e simile al genere del preludio. Differente ruolo venne dato alla fantasia durante il barocco e in modo particolare da Bach, il quale le conferì una dignità musicale decisamente superiore.
Elena Zuccotto