Frédéric Chopin – Barcarola op. 60

Innanzitutto vi consigliamo di ascoltare questo brano musicale nell’interpretazione di Krystian Zimerman, cliccando qui.

Frédéric Chopin, nato nei pressi di Varsavia nel 1810, figlio di un professore francese, mostrò precocemente una notevole predisposizione musicale. Divenne rapidamente famoso come pianista nei salotti di Varsavia e, successivamente, anche in Austria e Germania. Nel 1831 Chopin si stabilì definitivamente a Parigi, dove si inserì con successo nell’ambiente artistico ed aristocratico della capitale.

Dopo un amore poco fortunato con la contessa Maria Wodzínska, in un viaggio a Londra Chopin conobbe la scrittrice George Sand, con la quale avviò una travagliata relazione amorosa durata oltre un decennio. Negli ultimi anni di vita il musicista visse quasi sempre a Parigi, tormentato dall’aggravarsi della tisi, assistito dalla sorella Luisa.

“Mi piacerebbe tanto finire la mia sonata per violoncello, la barcarola e un’altra cosa che ancora non so come chiamare”, scrisse Chopin in una lettera nel dicembre 1845. Lavorando malgrado la debilitante malattia e la lancinante conclusione della sua infelice relazione con la Sand, Chopin pubblicò nell’estate seguente la sua Barcarola op. 60 e “quell’altra cosa”, ora conosciuta come la Polacca-Fantasia op. 61, due altissimi capolavori dei suoi anni finali.

Non sappiamo quando e in quali circostanze fu concepita l’idea di comporre una barcarola. Chopin non visitò mai Venezia; aveva avuto solo un fuggevole incontro con i paesaggi italiani e la loro atmosfera in una gita in barca da Marsiglia a Genova. Probabilmente Chopin potrebbe aver avuto l’ispirazione di comporre una barcarola da lavori di quel genere che ricorrevano nel repertorio musicale dell’epoca, specialmente nel repertorio operistico, come in Rossini e Auber. Le barcarole operistiche di questi compositori erano ben note a Chopin; sappiamo, inoltre, che dava da suonare ai suoi allievi le Romanze senza parole di Mendelsshon, di cui la sesta è intitolata “Gondoliera Veneziana”. Ma, a differenza di ciò che appare in Venezia e Napoli di Liszt, o nel banale idioma della barcarola da opera-salon dell’epoca (che avrebbe presto raggiunto il suo apice nella Barcarola dell’opera Les contes d’Hoffmann di Offenbach), nella Barcarola di Chopin non ci sono riferimenti alla tradizione storica delle canzoni dei gondolieri veneziani.

In Chopin, sotto il velo della convenzione di genere, troviamo una musica che sintetizza le esperienze pianistiche precedenti ed esprime la maturità musicale raggiunta dall’autore in questa fase; nello stesso tempo, troviamo gli echi delle sue esperienze del sud Europa mediterraneo: il belcanto belliniano ascoltato dall’italiana Lina Freppa, le appassionate canzoni spagnole di Pauline Viardot, e il selvaggio ma affascinante paesaggio di Maiorca.

La Barcarola di Chopin è, quindi, molto di più di ciò che ci suggerisce il titolo: si rivela infatti come un raffinato gioco di sonorità, un illusionismo di timbri e di volumi. Chopin mette molta cura nel guidare la sensibilità dell’interprete, in particolare nel definire ogni grado del volume, dal pianissimo al fortissimo. Il tono a tratti quasi impressionistico e l’acceso colorismo della Barcarola indussero Ravel a un commento di attonita meraviglia, tanto più sorprendente in un critico di solito molto controllato: “La linea melodica è continua. Per un momento una melopea si stacca, resta sospesa e ricade mollemente, attratta da accordi magici. L’intensità aumenta. Un nuovo tema, d’un lirismo magnifico, tutto italiano, esplode, poi tutto si calma. Dal grave si leva un movimento rapido, come un brivido che plana su armonie preziose e tenere. Si fantastica di una misteriosa apoteosi”.

Elena Zuccotto

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