Innanzitutto vi suggeriamo di ascoltare questo brano nell’interpretazione della pianista Helena Basilova, cliccando qui.
Nato in Russia nel 1873, Rachmaninoff fu compositore, pianista e direttore d’orchestra, eccellente in tutti e tre i campi. Dal 1893 intraprese come pianista brillanti tournées in patria e all’estero; nel 1904-06 diresse l’orchestra del Teatro Bolshoi e nel 1911-13 la Filarmonica di Mosca. Allo scoppio della rivoluzione si stabilì negli Stati Uniti, continuando la sua trionfale carriera concertistica. Come compositore si allineò sulle posizioni occidentaliste di Ciaikovskij e dell’ambiente moscovita, rivelando già nei primi lavori la sua spiccata propensione per un eclettismo stilistico cosmopolitico.
Per molti anni Rachmaninoff venne sprezzantemente considerato come un epigono del romanticismo dalla critica, che ne esaltò invece sempre il supremo magistero nel dominio dello strumento.
Quando fu chiesto a Rachmaninoff di definire la musica, egli rispose che essa è “una calma notte di luna, un frusciare estivo di foglie, uno scampanio lontano nella sera. La musica nasce solo dal cuore e si rivolge al cuore”. In queste frasi c’è tutto Rachmaninoff: la sua fede nel romanticismo è tipica, oltre che della sua personalità, anche dell’ambiente musicale russo di fine Ottocento. In Rachmaninoff giocò molto, oltre a questo ambiente, la predisposizione personale, il sovrabbondante senso melodico e il desiderio di una diretta espressione delle emozioni di là da ogni messa in questione del linguaggio usato.
La forma che gli fu più congeniale fu, quindi, la meno cerebrale, ovvero la forma breve del preludio e dello studio. Rachmaninoff sviluppò nelle due serie delle Études-tableaux op. 33 (1911) e op. 39 (1916-17) la sua più originale concezione ipervirtuosistica del pianoforte, continuando sul sentiero che Chopin e Liszt avevano già tracciato con i loro studi da concerto: le difficoltà tecniche più ardue erano presentate in forma di pezzi espressivi di carattere. Il titolo già allude alle intenzioni del compositore. In effetti Rachmaninoff voleva che questi brani avessero una duplice funzione: studi su alcuni aspetti tecnici del suonare il pianoforte, ma anche poetiche miniature sonore.
La seconda serie di studi, l’op. 39, scritta tra il 1916 e il 1917 e pubblicata nel 1917, fu l’ultima composizione prodotta da Rachmaninoff mentre era ancora in Russia e mostra un marcato distacco dal suo lavoro precedente: l’op. 39, infatti, appare più elaborata e alla ricerca di un virtuosismo ancora più spinto.
Nel 1929 il direttore d’orchestra ed editore Serge Koussevitzky chiese a Rachmaninoff di scegliere un gruppo di Études-tableaux da far orchestrare al compositore italiano Ottorino Respighi. Le orchestrazioni commissionate sarebbero state pubblicate da Koussevitzky che le avrebbe anche dirette con la Boston Symphony Orchestra. Rachmaninoff rispose favorevolmente, scegliendo cinque études fra l’op. 33 e l’op. 39. Respighi diede ad ogni studio un titolo, prendendo spunto dagli indizi programmatici che Rachmaninoff gli aveva fornito.
Lo studio op. 39 n. 2 in la minore è fra i brani scelti da Rachmaninoff destinati all’orchestrazione; Respighi scelse di intitolarlo “La mer et les mouettes” (Il mare e i gabbiani). Esso si pone come un brano tenero e riflessivo, in grande contrasto con gli altri studi: la lunga melodia, con echi nel basso, si estende attraverso l’intero pezzo, alternando momenti lirici a momenti di tragica drammaticità, esaltati dall’incessante e ostinato movimento di terzine nella mano sinistra.
Elena Zuccotto