Vi consigliamo innanzitutto di ascoltare questi brani musicali nell’interpretazione di Raffi Besalyan, cliccando qui.
George Gershwin nacque a Brooklyn – New York nel 1898, figlio di un israelita emigrato dalla Russia agli Stati Uniti (cognome originario Gershovitz). Le sue origini popolari gli permisero di assimilare le vecchie canzoni, il ragtime e il blues già dall’infanzia. Iniziato lo studio del pianoforte a tredici anni, proseguì gli studi musicali con vari insegnanti. Esordì nell’ambito dell’industria della canzone partendo dal gradino più basso: song-plugger, ossia strimpellatore di canzoni nuove per i clienti di una casa editrice. Fu poi pianista accompagnatore di spettacoli musicali, mentre iniziava a comporre canzoni: ad aprirgli le porte dei palcoscenici di Broadway fu il suo primo grande successo, Swanee (1919), cantata da Al Jolson. Spesso in collaborazione col fratello Ira per i testi, divenne così uno dei più fortunati e fertili compositori di musicals (Lady be Good, 1924; Oh, Kay!, 1925; Funny Face, 1927; Strike up the Band, 1930), di canzoni e di commenti musicali per film. Un gusto armonico e un senso formale fuori dal comune caratterizzano le sue canzoni migliori, pur sempre rispettando le “regole” dell’industria della canzone.
La sua brillante intuizione della possibilità di immettere materiale jazzistico e d’uso popolare nella musica colta, sinfonizzandolo con una ricchezza e una magniloquenza che possono talvolta rimandare perfino a Liszt, sfocia nel grande e immediato successo della Rhapsody in Blue (New York 1924), commissionata dal direttore d’orchestra jazz Paul Whiteman. L’ibridismo, dovuto all’intima contraddizione di un “jazz sinfonico”, non mina tuttavia l’efficacia reale di questa composizione, in tutte le sue complesse influenze sulla musica e sul pubblico americani.
Nel 1928 fu accolto con entusiasmo di pubblico e di critica a Parigi: qui conobbe Stravinskij, Prokofiev, Milhaud, Poulenc e compose il fortunato poema sinfonico An American in Paris. Nel frattempo iniziò a collaborare ai primi film sonori e nel 1931 si trasferì ad Hollywood. Nell’estate del 1937 fu stroncato improvvisamente da un tumore al cervello. Pochi giorni prima era stato nominato accademico onorario di S. Cecilia a Roma.
La produzione di Gershwin continuò a snodarsi sul duplice versante della commedia musicale e della musica colta, annoverando, tra l’altro, il Concerto in fa per pianoforte ed orchestra (1925), i Tre Preludi per pianoforte (1926) e, infine, l’opera Porgy and Bess (1935). Quest’ultima, definita dall’autore “opera popolare”, è forse l’espressione più libera e piena del talento gershwiniano: la ricchezza melodica e armonica, il seducente lirismo intimista, infuso in pagine che diventano organismi autonomi (Summertime), ne fanno il capolavoro del teatro d’opera americano.
Gli unici pezzi originali per pianoforte solo sono i Tre Preludi del 1926, che nella loro articolazione veloce-lento-veloce seguono un consolidato modello della tradizione, ma riprendono il linguaggio della Rhapsody in Blue. I Tre Preludi furono eseguiti per la prima volta dal compositore al Roosvelt Hotel di New York nel 1926. Gershwin aveva originariamente pianificato di comporre un ciclo di 24 preludi, di reminiscenza bachiana, che doveva essere intitolato The Melting Pot. Il numero dei brani fu ridotto a sette nel manoscritto, poi ridotto a cinque nell’esecuzione pubblica, infine ulteriormente limitato a tre nella prima edizione del 1926. Due dei preludi rimanenti non pubblicati furono arrangiati per violino e pianoforte e pubblicati come Short Story.
Elena Zuccotto