Vi raccomandiamo di ascoltare i 15 Preludi di Nino Rota interpretati dall’autore cliccando qui. Nella serata del 5 dicembre 2013 Emanuele Ferrari eseguirà e commenterà i Preludi nn. 2, 4, 5, 10, 12, 15.
Nato a Milano nel 1911, il compositore italiano Giovanni detto “Nino” Rota è ricordato soprattutto per l’enorme produzione di colonne sonore – più di 150 – che gli fruttarono ambitissimi riconoscimenti internazionali. Nato in una famiglia di musicisti, ebbe una precoce formazione musicale che esaltò fin da subito le sue capacità straordinarie. È del 1922, infatti, la composizione dell’oratorio L’infanzia di San Giovanni Battista, eseguito con successo in Italia e in Francia.
Entrato al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano nel 1923, studiò prima con Orefice, Bas e Pizzetti, poi con Casella a Roma, dove conseguì il diploma di composizione nel 1930 al Conservatorio di Santa Cecilia. Nello stesso anno vinse una borsa di studio a Filadelfia e rimase due anni negli Stati Uniti. Tornò in Italia per laurearsi in lettere a Milano.
La composizione di colonne sonore iniziò nel 1933 con l’accompagnamento musicale del film Treno popolare di Raffaello Matarazzo.
Iniziò ad insegnare nel 1937 al Liceo Musicale di Taranto, per passare due anni dopo al Conservatorio di Bari, di cui divenne direttore nel 1950: per più di venticinque anni rimase alla guida del Conservatorio con eccezionale dedizione e serietà.
Nel 1952 iniziò la fortunata collaborazione con Federico Fellini di cui musicò numerosi film. Compose le musiche anche per due grandi capolavori di Luchino Visconti, Rocco e i suoi fratelli e Il Gattopardo.
Arrivarono poi le colonne sonore per i film Il Padrino e Il Padrino parte II, con cui Rota vinse il premio Oscar nel 1974.
Pur essendo noto soprattutto per il suo lavoro nel mondo cinematografico, Rota non smise mai di comporre anche musica vocale, da camera e per orchestra, oltre a numerose opere liriche (tra cui ricordiamo Il cappello di paglia di Firenze).
Morì a Roma nel 1979, poco dopo la fine delle registrazioni della sua ultima colonna sonora per Federico Fellini, Prova d’orchestra.
I 15 Preludi, composti nel 1964, appartengono alla vasta produzione strumentale, caratterizzata da una piacevolezza e una fluidità di espressione non comuni nel secondo Novecento.
Pur ammirando entusiasticamente Stravinskij, che conobbe personalmente e frequentò per lungo tempo, Nino Rota ebbe il coraggio di non seguire le linee di tendenza dominanti in Europa, provenendo da una tradizione musicale italiana che si era sviluppata in modo diverso dalla tradizione mitteleuropea.
L’estetica di Rota, infatti, ancorata ad una concezione della musica come espressione immediata e spontanea, non ha alcun rapporto con le poetiche contemporanee. Il primato della linea melodica sulle speculazioni teoriche sperimentali, spesso alla ricerca del nuovo tout court, pone la produzione di Rota ad un livello di straordinaria fruibilità e godibilità.
La mancanza di intenti polemici e di prese di posizione teoriche permette alla sua opera di porsi con una naturalezza e un candore quasi disarmanti, tali da garantirgli il rispetto e la stima anche da chi considera la sua inattualità quasi paradossale.
Nino Rota sceglie la piccola forma del preludio, di reminiscenza bachiana, già sperimentata con esiti sorprendenti da Chopin e Rachmaninoff, per dare corpo alle sue visioni e per raccontare tante piccole storie, ognuna compiuta in se stessa. I Preludi sono, quindi, un contenitore di idee, stati d’animo, situazioni oniriche e, per usare una metafora cinematografica, appaiono come tanti fotogrammi diversi che scorrono davanti ai nostri occhi regalandoci mille suggestioni e rimandi; un album di fotografie, ognuna con la sua storia, il suo mondo e i suoi protagonisti.
Elena Zuccotto